di seguito alcune curiosità riguardanti la nostra Valle Vigezzo che ho trovato girovagando nel Web, magari potrebbero interessarvi buona visione:
dall'Archivio del Napo: un articolo della stampa dice che...
Il vocabolario nato in Val Vigezzo
Zingarelli diede gli ultimi tocchi alla sua opera
prima che i paesi della Valle Vigezzo fossero frequentati, come oggi avviene, dal turismo di massa, alcune località di essa, ed in ispecie Craveggia e Santa Maria Maggiore, offrivano già un tranquillo soggiorno a docenti, giornalisti, letterati, militari, sacerdoti, uomini politici» e artisti, scriveva Paolo Norsa nell'«Invito alla Valle Vigezzo» (Giovannacci editore, Domodossola 1970). Scorrendo l'elenco di questi villeggianti si incontrano personaggi illustri, fra cui addirittura un futuro papa. Trascorsero estati nella solatia «valle dei pittori» lo scultore Paolo Troubetzkoy; padre Pietro Tacchi Venturi, segretario generale dei gesuiti; il buon vescovo degli emigranti Geremia Bonomelli e il papa Pio XII, al secolo Eugenio Pacelli; il critico Carlo Calcatemi, il Maresciallo d'Italia Luigi Cadorna e Luigi Vittorio Bertarelli, fondatore del Touring Club Italiano. Tra i politici compaiono il senatore Alfredo Falcioni, ossolano di Cuzzego, liberale-giolittiano e due volte ministro, e il suo presidente del Consiglio, Giovanni Giolitti. Dicono che il senatore Falcioni, che assieme al sindaco di Santa Maria Maggiore Andrea Testore fu il più autorevole sostenitore della costruzione della ferrovia vigezzina, approfittando della presenza in valle del Giolitti, ne abbia ottenuto l'appoggio. Negli Anni Trenta, il grande studioso di letterature classiche Ettore Romagnoli, villeggiando in valle dove possedeva una casa, allestì a Malesco, sullo sfondo del corrugato Gridone sotto la spettrale luce della luna, la rappresentazione di una tragedia greca da lui tradotta.
Anche l'autore del celeberrimo dizionario della lingua italiana, Nicola Zingarelli, noto filologo e professore di letteratura italiana all'università di Milano, era solito trascorrere qualche settimana di vacanza in Val Vigezzo. Alloggiava a Orcesco di Druogno, il primo paese dell'altopiano vigezzino, che si affaccia come un balcone sulla valle, dove essa si restringe attorno al torrente Melezzo e la strada e la ferrovia iniziano la discesa verso Domodossola; Qui, nell'estate del 1934, contemplando davanti a sé le Alpi Pennine con la maestosa Weissmies sempre innevata, lo Zingarelli dava gli ultimi ritocchi ad alcuni lemmi del suo vocabolario per una nuova edizione. Tre giorni dopo Ferragosto, lo studioso scriveva da «Druogno, Orcesco» al commendatore Zanichelli di Bologna, suo editore, invitandolo a fargli visita nella «valle dei pittori»: «Aspetto di sentire quando Ella verrà a riconoscere se questa valle è veramente una cosa bella». Così scriveva. E aggiungeva, con senso pratico: «Troverebbe il vocabolario bell'e pronto». Stava infatti preparando la terza edizione con molte revisioni del suo famoso vocabolario. (Oggi «lo Zingarelli», come è comunemente chiamato, è giunto all'undicesima edizione con 127 mila voci a cura di Miro Dogliotti e Luigi Rosiello).
I frutti di quell’estate di vacanza e lavoro in Valle Vigezzo apparvero l’anno successivo. Infatti dopo mesi di fatiche suddivise tra tipografo, editore ed autore che correggeva instancabile le bozze nonostante i suoi settantaquattro anni, nel '35 uscì la nuova edizione del «Vocabolario della lingua italiana», che lo Zingarelli non fece in tempo a vedere stampata.
Raffaele
Fattalini –La Stampa di giovedì 22 novembre 1990 –Storie
e tradizioni locali